Colpo di stato in corso in Venezuela




Facciamo subito una domanda ai nostri lettori (in Francia, NdT).

Immaginate che le più alte autorità cinesi incitino i Gilet gialli a prendere le strade di Parigi e delle principali città francesi.

Immaginate che la Russia decida di non riconoscere più il presidente Macron e dichiari che il nuovo legittimo presidente francese sia Marine Le Pen o Jean-Luc Mélenchon.

Immaginate che l’Iran finanzi e armi gruppi paramilitari per mettere a fuoco e fiamme il Paese.

Come chiamereste tutto ciò? Qualunque sia la vostra opinione sul signor Macron, sareste pronti ad accettare tali interferenze straniere negli affari della nostra Repubblica?

Situazione incongruente? Eppure questo è esattamente ciò che sta accadendo in Venezuela.

Non possiamo dire che lo scenario non fosse stato annunciato. Già l’8 gennaio, due giorni prima del giuramento di Nicolas Maduro, l’Assemblea Nazionale del Venezuela aveva illegalmente approvato una legge sulla transizione con l’obiettivo di conquistare il potere esecutivo. Gli Stati Uniti e i loro alleati nel gruppo di Lima si sono affrettati a sostenere questa iniziativa di golpe.
Prima di andare oltre, ricordiamo che l’Assemblea Nazionale si è trovata in una situazione di oltraggio giudiziario per quasi due anni. Dopo l’elezione dei deputati nel dicembre 2015, un reclamo è stato presentato dai candidati del PSUV nello Stato di Amazonas per l’acquisto di voti dai loro oppositori eletti. La giustizia ha successivamente sanzionato questa frode e il Tribunale del potere elettorale ha chiesto che l’elezione di questi tre seggi parlamentari fosse rifatta. Poiché la presidenza dell’Assemblea nazionale ha rifiutato di rispettare i poteri giudiziari ed elettorali, l’Assemblea nazionale è stata dichiarata in « oltraggio alla corte ». Le decisioni e i voti emanati dalla legislatura sono quindi nulli fino a quando il presidente dell’Assemblea nazionale non autorizza il ritorno alle urne. Va notato che l’opposizione ha una maggioranza assoluta di 122 deputati su 167 seggi. Questa Assemblea legislativa insubordinata è diventata un potere legislativo parallelo. Tuttavia, è da questo corpo che è scattato il tentativo di un colpo di stato istituzionale al quale stiamo assistendo attualmente.
Il 22 gennaio 2019, mentre si stavano preparando diverse manifestazioni a Caracas, il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, ha invitato i venezuelani a sollevarsi contro il governo legittimo. Ciò dimostra che le organizzazioni di opposizione politica sono così delegittimate che Washington deve oramai fare a meno di un intermediario e chiamare direttamente i cittadini venezuelani e l’esercito a rovesciare Nicolas Maduro e, in ultima analisi, per difendere i suoi interessi.
Il giorno dopo, come ci si poteva aspettare, non appena Juan Guaido si è arrogato illegalmente il potere esecutivo, la Casa Bianca « riconosce ufficialmente il presidente dell’Assemblea nazionale come presidente ad interim del Venezuela« . Una manciata di paesi latinoamericani, fedeli a Washington, seguiranno l’ordine di Trump di riconoscere il suo Gauleiter* venezuelano. 



La costituzione di poteri paralleli non è nuova. Già nel 2017, l’opposizione ha creato una Corte Suprema parallela (con sede a Panama) e una procura generale della nazione (con sede in Colombia). Ora, con l’usurpazione del potere esecutivo da parte di un’Assemblea nazionale in oltraggio alla corte, siamo di fronte alla costruzione di illegittime autorità pubbliche, riconosciute dagli Stati Uniti, dal Canada e dai loro vassalli dell’America Latina.
Poiché questi organismi non possono ovviamente coesistere con i legittimi poteri, assisteremo senza dubbio ad un aumento di violenza nel paese bolivariano. È in questo senso che dobbiamo interpretare il rifiuto di Washington di rispettare l’ordine di espulsione dei suoi diplomatici a Caracas, annunciato immediatamente dal presidente Maduro.
Questo scenario riflette la situazione che ha preceduto le guerre in Libia e in Siria. La formazione di governi paralleli, che si tratti del Consiglio nazionale di transizione libico o del Consiglio nazionale siriano, era stata una premessa necessaria per i bombardamenti o gli attacchi mercenari contro quei paesi. . Nella notte tra il 23 e il 24 gennaio, bande di criminali armati hanno diffuso il terrore in alcuni quartieri di Caracas sparando a tutto ciò che si muoveva e scontrandosi con la polizia.
Va ricordato qui che l’Assemblea nazionale, che è oggi il principale strumento del tentativo di colpo istituzionale, ha approvato tutte le sanzioni economiche decise da Washington contro il proprio popolo. Peggio ancora, l’8 gennaio 2019, ha spianato la strada alla devastazione del paese autorizzando la creazione di un fondo fiduciario per reclamare i beni della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Nascondendo le sue intenzioni dietro la lotta alla corruzione, l’Assemblea nazionale ha permesso ai paesi stranieri di congelare i beni del proprio paese. Anche in questo caso, questo ci ricorda la strategia dispiegata in Libia e il congelamento dei beni di quel paese.
Washington e i suoi alleati possono contare su bande di mercenari reclutati per diffondere violenza nel paese. Oltre ai paramilitari colombiani, che erano molto attivi sul confine colombiano-venezuelano, il 28 novembre 2018, il presidente Maduro ha denunciato la presenza di 734 mercenari sulle basi militari di Eglin in Florida e Tolemaida in Colombia. Il loro obiettivo, secondo lui, era attaccare il Venezuela o preparare un attacco sotto falsa bandiera per giustificare un intervento militare contro la nazione bolivariana.
A breve termine, il risultato dello scontro a cui stiamo assistendo può essere, sfortunatamente, solo violento. Né il potere legittimo di Nicolas Maduro né le istanze fittizie create dai suoi avversari si tirerrano in dietro o inizieranno il dialogo nell’immediato futuro. Se in qualsiasi paese, Juan Guaido e i diputati delinquenti sarebbero dietro le sbarre, il Venezuela deve fare i conti con le minacce degli Stati Uniti. 

Il presidente Trump ha infatti dichiarato che l’opzione militare contro il Venezuela rimane pertinente (« tutte le opzioni sono sul tavolo »). Per quanto riguarda il Dipartimento di Stato, ha già annunciato che si sta preparando a inviare « aiuti umanitari » per soddisfare la richiesta di Juan Guaido. Il governo di Nicolas Maduro, che sta lottando per far decollare il blocco finanziario contro il suo paese, non accetterà mai che gli Stati Uniti debbano sbarcare sotto il pretesto di « aiuti umanitari ». Questa provocazione fa parte di una strategia pianificata che l’ex Comandante della SouthCom John Kelly aveva dichiarato il 28 ottobre 2015« Gli Stati Uniti interverranno per ragioni umanitarie, se verrà chiesto loro di farlo ». Ed ora è stato fatto.




Di fronte a questa escalation di tensione, tutto ciò che manca è un detonatore per giustificare un’avventura bellica. Ricordiamo le menzogne ​​dei media che hanno fatto precipitare l’Iraq, la Serbia, la Libia o la Siria nell’abisso distruttivo della guerra: la distruzione delle incubatrici in Kuwait, il massacro di Raçak, il bombardamento delle manifestazioni a Bengasi o la tortura degli adolescenti a Deraa, sono state il preludio necessario per legittimare i massacri in nome della « difesa dell’umanità« .

L’opinione pubblica internazionale potrebbe essere nuovamente vittima, nelle prossime settimane, di un’operazione di intossicazione da mezzi di comunicazione al fine di giustificare un’operazione militare contro il Venezuela.
Sebbene lo scenario venezuelano assomigli molto a quelli schierati nel Mashreq, ci sono ancora differenze significative. Da un lato, l’esercito venezuelano continua a sostenere la Costituzione del suo paese, la sovranità della sua nazione e della Repubblica. Venti soldati sono stati arrestati il ​​21 gennaio per aver tentato di appropriarsi di un deposito di armi, ma decine di migliaia di soldati e centinaia di migliaia di riservisti non hanno dimostrato nessuna velleità golpista. Il ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez ha ricordato che le forze armate nazionali bolivariane difendono la Costituzione garantendo la sovranità nazionale. 



D’altra parte, Russia, Cina, India, Pakistan, Turchia, Iran, Sudafrica e una vasta maggioranza di paesi nel mondo riconoscono la legittimità del presidente Maduro. Pechino ha sostenuto il governo venezuelano nei « suoi sforzi per mantenere la sua sovranità« . Il Cremlino, da parte sua, ha assicurato a Caracas il suo sostegno per « rafforzare la sovranità del Venezuela« .
È vero che l’opposizione venezuelana ha fatto di tutto per provocare gli alleati della Rivoluzione Bolivariana. Sostenendo forte e chiaro che le linee di credito autorizzate dalla Cina e dalla Russia o gli accordi economici firmati dal presidente Maduro non sarebbero riconosciuti dal « loro governo », gli oppositori hanno di fatto internazionalizzato il conflitto venezuelano. Pechino, Mosca o Ankara sono ora indirettamente presi di mira dai disegni anti-democratici dell’opposizione venezuelana. Un’intensificazione dell’attuale conflitto o dell’avventura militare avrebbe ripercussioni ben oltre i confini del Venezuela.
Questa guerra fredda potrebbe riscaldarsi sotto il sole dei Caraibi. Spetta ora a tutti i sostenitori della pace di mobilitarsi contro l’intervento e per una soluzione politica a questa nuova offensiva contro la Rivoluzione Bolivariana. Non lasciamo che i promotori della guerra sguazzino nel sangue che non è il loro.


Traduzione di Tlaxcala



NdT
(*) Gauleiter, capo di una sezione locale dell’NSDAP (più comunemente noto come Partito Nazista), oppure il capo di un Reichsgau (una suddivisione amministrativa dello stato). La parola tedesca Leiter significa « capo », mentre Gau significa « regione ».